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Tag: Stretto di Messina

Pippo Isgrò: Lettera aperta al Comandante dell’ Autorità Marittima dello Stretto di Messina.

A Messina è diffusa e consolidata la pratica dei rinnovi seriali di contratti a tempo determinato per impiegati nel settore marittimo delle compagnie navali pubbliche e private. Queste utilizzano in maniera sistematica pianificata il termine vincolante dei 60 giorni, (comma 3 – Art. 326 CdN) al fine di celare prestazioni lavorative continuate alle dipendenze dello stesso datore di lavoro, eludendo di fatto, l’applicazione delle norme sul contratto a termine previste dal Codice della navigazione e rendendo impossibili le assunzioni a tempo indeterminato. Il metodo è studiato al fine di aggirare il CCNL di categoria e di evitare vincoli di stabilizzazione dei lavoratori marittimi con il risultato di creare un esercito di precari obbligati a sottoscrivere una serie di contratti di lavoro a breve termine, per un periodo complessivo sempre inferiore ad un anno e successivamente “instradati verso la disoccupazione” [vedi link] a spese dell’INPS (leggasi collettività), prima di ricominciare nuovamente il “turno”.

Conseguenze per il lavoratore:

Oltre l’ovvia incertezza economica il marittimo messinese riscontra problemi di discontinuità ai fini previdenziali, sanitari e sindacali. Inoltre deve farsi carico dei costi dei corsi di aggiornamento obbligatori periodici previsti dal settore che per legge dovrebbero essere pagati dal datore di lavoro e non ha contezza certa neanche del periodo lavorativo a tempo determinato in quanto la serie di contratti brevi in successione può interrompersi, a facoltà dell’armatore, senza preavviso.

Conseguenze per la sicurezza:

Il continuo avvicendamento di equipaggio su una nave (con particolare riferimento ai mezzi veloci HSC/DSC dove il Ruolo d’Appello è composto da sole 7 persone) rende deficitaria la familiarizzazione con gli impianti di bordo, difficile l’erogazione periodica delle esercitazioni previste dal “Regolamento di Sicurezza” (DPR. 435/91) ed inefficace il compito del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (D.Lgs. 81/08) esponendo a rischio l’incolumità dei passeggeri e degli stessi lavoratori.

Conseguenze per l’Erario:

Lo Stato subisce i costi per il sostegno del reddito (INPS) dei centinaia di marittimi collocati nella “sosta dei 60 giorni” e i costi delle altrettante “visite mediche preventive all’imbarco” obbligatorie (USLAC) effettuate dai marittimi ad ogni movimento contrattuale a spese del Ministero della Salute.

Azioni correttive proposte dall’ Osservatorio:

  • In sede di imbarco / sbarco monitorare la quantità di movimenti di marineria effettuati dal marittimo con la stessa compagnia e le relative iscrizioni / cancellazioni dal Collocamento della Gente di Mare.
  • In caso di evidenti anomalie richiedere le motivazioni alla Compagnia di Navigazione. Tali dati statistici sono inoltre disponibili nel Ruolo Equipaggio della Nave interessata presso l’ufficio A/S.
  • Ripristinare la stesura del verbale di “soddisfo del marittimo” al momento dello sbarco.
  • attivare un’inchiesta sull’incalzante e continuo avvicendamento di un equipaggio su una nave e in che percentuale questo avvenga, ai fini di verificarne l’effettiva catena di esercitazioni previste dal “Regolamento di Sicurezza” e l’effettiva costante presenza delle figure a tutela dei lavoratori previste dal D.lgs. 81/08.

Sindacato Orsa. Affidamento del servizio collegamento veloce Messina/Reggio Calabria. Mancato rispetto della clausola sociale.

A totale conferma dei contenuti presenti nell’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Atto n. 4-01082 – a firma Sen. Marco LOMBARDO, questa Organizzazione Sindacale segnala la mancata ricollocazione di 43 lavoratori, prevista nel bando di gara per l’affidamento del servizio di collegamento veloce per passeggeri da Messina a Reggio Calabria.

Come noto, dopo i ricorsi vinti dalla Società di Navigazione Liberty Lines, contro l’affidamento diretto della linea alla Società Blujet (Gruppo RFI), il servizio messo a gara dal Ministero dei Trasporti fu affidato, il 23 marzo 2023, alla Liberty Lines, attraverso un bando che conteneva la clausola sociale a tutela dei livelli occupazionali.

Si denuncia che ad oggi, in aperta violazione del bando di gara, la Società Liberty Lines non ha assunto nessun lavoratore proveniente dalla società uscente BluJet.

La drastica conseguenza del mancato rispetto del bando di gara si riassume con la disoccupazione di 43 lavoratori e l’assenza di reddito per le loro famiglie.

Come spesso accade, nelle operazioni di cambio appalto fra privati si perdono preziosi posti di lavoro ma questo non può e non deve accadere nella gara disposta dal Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti 
che a pag. 19 del disciplinare di gara del bando inserì per l’azienda subentrante l’obbligo, pena l’esclusione, di accettare la clausola sociale. Obbligo che alla luce dei fatti non è stato ottemperato e l’omissione ricade unicamente sui lavoratori rimasti disoccupati.

Per quanto esposto si chiede l’Autorevole intervento del Ministro per il ripristino della legalità e ci corre l’obbligo di annunciare la mobilitazione dei lavoratori in assenza di interventi risolutivi.
Cordiali Saluti

Il Segretario Generale Mariano Massaro

Marittimi Blujet: Interrogazione al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Senatore Marco Lombardo – Atto n. 4-01082 – Pubblicato il 12 marzo 2024, nella seduta n. 167

Considerato che:

nel settembre 2018, alla scadenza del bando per il collegamento veloce per passeggeri da Messina a Reggio Calabria assegnato alla società “Liberty lines” il Ministro Danilo Toninelli decise, anziché prorogare il contratto, di affidare direttamente il servizio a Rete ferroviaria italiana, tramite la sua controllata Bluferries (oggi BluJet) che già gestiva la tratta Messina-Villa San Giovanni;

Liberty lines contestò l’affidamento diretto del servizio, ottenendo sentenze favorevoli che mettevano in discussione la legittimità dell’operato del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

successivamente vennero emessi due bandi per l’affidamento del servizio, entrambi con esito nullo, che fecero però emergere all’attenzione pubblica le problematiche sulla precarietà patita dal personale marittimo ormai in servizio pluriennale sulla linea marittima;

trascorsi 5 anni di gestione diretta del gruppo RFI tramite le sue controllate, il servizio di linea tra Messina e Reggio Calabria fu infine affidato proprio alla Liberty lines tramite il terzo bando pubblicato dal Ministero il 23 marzo 2023;

per garantire i posti di lavoro dei marittimi afferenti alla linea già da 5 anni, il Ministero a pag. 19 del “disciplinare di gara” del bando inserì per l’azienda subentrante l’obbligo, pena l’esclusione, di accettare la clausola sociale così come definita nell’apposito paragrafo 27, che recita: “Al fine di promuovere la stabilità occupazionale, in caso di subentro di un nuovo aggiudicatario, il personale alle dipendenze del gestore uscente e già assegnato in via prevalente all’esercizio della linea è trasferito senza soluzione di continuità all’impresa di navigazione subentrante”. A tal riguardo e per maggior garanzia, venne pubblicato in allegato al bando l’elenco personale del gestore “cessante” che doveva essere trasferito (allegato n. 22);

risulta al contrario che il 1° ottobre 2023 Liberty lines ha iniziato il servizio di linea tra Messina e Reggio Calabria, quale aggiudicataria del bando, senza però aver assorbito nessuno dei lavoratori in esubero in ordine alla clausola sociale obbligatoria prevista,

si chiede di sapere:

  • se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della mancata applicazione della clausola sociale prevista nel bando per il collegamento tramite mezzi veloci tra Messina e Reggio Calabria in svolgimento dal 1° ottobre 2023;
  • se intenda avviare procedure di verifica sulla regolarità nell’espletamento del servizio.

CASE BASSE PARADISO

La pittoresca bellezza della litoranea nord di Messina, è da sempre oscurata dall’indecoroso stato in cui versa la zona denominata “Case Basse di Paradiso”. Un’area che, nonostante sforzi passati di bonifica e riqualificazione, rimane in uno stato di abbandono e degrado.

L’accesso relativamente semplice all’area attraverso una stradina laterale collegata direttamente alla rotatoria a valle dell’Annunziata facilita l’azione dei trasgressori. Questi individui, anziché rispettare la bellezza naturale e le potenzialità di sviluppo della zona, scelgono di abbandonare rifiuti di ogni genere. Questo comportamento incivile è motivo di preoccupazione per la comunità locale e le autorità competenti.

Il segretario comunale per AZIONE Prof. Pippo Isgrò ritorna sull’argomento che già in passato aveva evidenziato da assessore. La presenza di occupanti che millantano la proprietà di manufatti sul demanio marittimo e assegnatari di case popolari che risultano ancora occupanti gli immobili.
Isgrò auspica la collaborazione delle Istituzioni per risolvere il problema, proponendosi l’obiettivo di ripristinare e riqualificare, l’antico borgo. In passato, progetti ambiziosi erano stati avviati per bonificare e
riqualificare l’area delle Case Basse di Paradiso. Purtroppo, nel corso degli anni, tali sforzi sembrano essere stati vanificati dalla persistente presenza di rifiuti abbandonati.

È ora imperativo riflettere seriamente su questa situazione e adottare misure decisive per garantire che l’area possa finalmente godere del suo pieno potenziale e tornare ad essere un gioiello della città di Messina.

Chiediamo un impegno urgente e coordinato da parte delle autorità locali e delle istituzioni coinvolte per porre fine a questa emergenza discarica abusiva e ripristinare la bellezza della litoranea nord di Messina per le generazioni future.

Marittimi dello Stretto, Azione dà il via all’Osservatorio sulle problematiche dei lavoratori

Si è svolta nei giorni scorsi la prima riunione di insediamento dell’ “Osservatorio sul Lavoro Marittimo nello Stretto” Istituito dal Comitato Comunale Messinese di AZIONE. La riunione è stata aperta dall’intervento del segretario comunale Pippo Isgrò, il vice segretario Giovanni Chillè e dal presidente provinciale di Messina Salvatore Grosso.

La prima riunione dedicata su contratti, precariato e clausola socile

L’osservatorio – dichiara il responsabile incaricato per le politiche del mare C.te Alessandro Bongiorno – vuole essere un punto di riferimento politico e una risposta competente alle problematiche locali sofferte silenziosamente dal trascurato comparto dei lavoratori marittimi, costituito dalle donne e dagli uomini che tutti i giorni, con la loro professionalità, assicurano la continuità territoriale tra le due sponde dello Stretto”.

Vigileremo – sostiene il segretario Isgrò – su quanto accade alla marineria messinese, importante comparto industriale della nostra comunità, faremo delle proposte serie e credibili e saremo disponibili a collaborare con quanti vogliano condividere questa battaglia nell’interesse dei marittimi con l’obiettivo di garantire un lavoro dignitoso.

Il primo tema urgente di cui si occuperà l’Osservatorio sarà quello di porre l’attenzione sulle condizioni lavorative dei marittimi sottoposti alla diffusa pratica del rinnovo seriale di contratti a tempo determinato, utilizzata dalle compagnie navali per mantenere i dipendenti in uno stato di precarietà costante e di valutare l’impatto negativo in termini di costi a carico dello Stato e di effettiva efficienza del servizio svolto, che ciò determina. Altra iniziativa sarà quella di far luce sulla gestione della Clausola Sociale obbligatoria inserita nel recente Bando per il servizio di collegamento veloce tra Messina e Reggio Calabria partito il 01 ottobre 2023. “E’ paradossale che soldi pubblici, stanziati per il trasporto veloce passeggeri tra Sicilia e Calabria, invece di offrire un’opportunità di lavoro e di sviluppo, abbiano transitato i lavoratori che già da cinque anni svolgevano questo servizio, dal precariato all’esubero e da quello al nulla.” aggiunge Bongiorno.

Questo iniziale incontro costituirà il preludio a una serie di iniziative e colloqui con gli enti territoriali, finalizzati a esplorare soluzioni tempestive. Mi impegnerò a fungere da portavoce, coinvolgendo le sedi appropriate e i dirigenti del nostro partito” conclude Grosso.

Marittimi: il problema del comma 3

L’articolo 326 del Codice della Navigazione, disciplina l’arruolamento del personale marittimo stabilendo
che: i contratti dalla durata determinato non possono essere stipulati per una durata superiore ad un anno; se sono stipulati per una durata superiore, si considerano a tempo indeterminato. Se, in forza di più
contratti a tempo determinato, l’arruolato presta ininterrottamente servizio alle dipendenze dello stesso
armatore per un tempo superiore ad un anno, il rapporto di arruolamento è regolato dalle norme
concernenti il contratto a tempo indeterminato. Agli effetti del comma precedente, la prestazione del
servizio è considerata ininterrotta quando fra la cessazione di un contratto e la stipulazione del contratto successivo intercorre un periodo non superiore ai 60 giorni”
;

Il Caso:

A Messina è diffusa e consolidata la pratica dei rinnovi seriali di contratti a tempo determinato per impiegati nel settore marittimo delle compagnie navali pubbliche e private. Queste utilizzano in maniera sistematica pianificata il termine vincolante dei 60 giorni, al fine di celare prestazioni lavorative continuate alle dipendenze dello stesso datore di lavoro, eludendo di fatto, l’applicazione delle norme sul contratto a termine previste dal Codice della navigazione e rendendo impossibili le assunzioni a tempo indeterminato. Il metodo studiato al fine di aggirare il CCNL di categoria e di evitare vincoli di stabilizzazione dei lavoratori marittimi è quello di creare un esercito di precari obbligati a sottoscrivere una serie di contratti di lavoro a breve termine, per un periodo complessivo sempre inferiore ad un anno e successivamente “instradati verso la disoccupazione” a spese dell’INPS (leggasi collettività) per non meno di due mesi, prima di ricominciare nuovamente il “turno”.

Le Conseguenze:

  • Per il lavoratore : oltre l’ovvia incertezza economica il marittimo messinese riscontra problemi di
    discontinuità ai fini previdenziali, sanitari e sindacali. Inoltre deve farsi carico dei costi dei corsi di
    aggiornamento obbligatori periodici previsti dal settore che per legge dovrebbero essere pagati dal
    datore di lavoro e non ha contezza certa neanche del periodo lavorativo a tempo determinato in
    quanto la serie di contratti brevi in successione può interrompersi, a facoltà dell’armatore, senza
    preavviso. Si stima che tale condizione sia subita da circa 4000 lavoratori da almeno un decennio.
  • Per la sicurezza : continuo avvicendamento di equipaggio su una nave rende deficitaria la catena di
    esercitazioni, prove e controlli periodici con gli impianti di bordo di questi mezzi previsti dal
    “Regolamento di Sicurezza” (DPR. 435/91) ed inefficace il compito del Rappresentante dei
    Lavoratori per la Sicurezza (D.Lgs. 81/08) esponendo a rischio l’incolumità dei passeggeri e degli
    stessi lavoratori.
  • Per lo Stato : subisce i costi per il sostegno del reddito (INPS) dei centinaia di marittimi collocati
    nella “sosta dei 60 giorni” e i costi delle altrettante “visite mediche preventive all’imbarco”
    obbligatorie (USMAF) effettuate dai marittimi ad ogni movimento contrattuale a spese del Ministero
    della Salute.

Il sistema dei 78 giorni spiegato facile

Questo sistema è utilizzato in maniera sistematica al fine di celare prestazioni lavorative continuate alle dipendenze dello stesso datore di lavoro, eludendo di fatto, l’applicazione delle norme sul contratto a termine previste dal Codice della navigazione [ Leggi: il problema del comma 3 ] e rendendo impossibili le assunzioni a tempo indeterminato. Il metodo studiato al fine di aggirare il CCNL di categoria e di evitare vincoli di stabilizzazione dei lavoratori marittimi è quello di creare un esercito di precari obbligati a sottoscrivere una serie di contratti di lavoro a breve termine, per un periodo complessivo sempre inferiore ad un anno e successivamente “instradati verso la disoccupazione” a spese dell’INPS (leggasi voi contribuenti) per non meno di due mesi, prima di ricominciare nuovamente il “turno”.

1) L’arruolamento:

Il marittimo viene assunto con un contratto a tempo determinato (convenzione di arruolamento della durata di circa 78 giorni) presso “l’Ufficio Armamento e Spedizioni” della Capitaneria di Porto, alla presenza del Comandante del Porto, dell’Armatore o dei loro legali rappresentanti; Gli ufficiali della Capitaneria controllano altresì che il marittimo sia in possesso di tutte le certificazioni di competenza in corso di validità attestanti il suo ruolo a bordo e del certificato medico di “visita preventiva d’imbarco” che deve essere sostenuta entro le 24/36 ore prima; Terminata la burocrazia il marittimo si reca a bordo per lavorare;

2) La fine del rapporto lavorativo:

Il marittimo svolge il servizio a bordo fino alla scadenza della convenzione, l’ultimo giorno preferibilmente a metà giornata, terminato il servizio, si reca in Capitaneria di Porto, nel medesimo ufficio, dove alla presenza degli stessi attori sopracitati, sbarca dunque per fine contratto;

3) L’iscrizione all’Ufficio Collocamento Gente di Mare:

Il mattino successivo, il marittimo ora disoccupato, ritorna in Capitaneria e si iscrive al “Turno Generale” presso l’Ufficio di Collocamento della Gente di Mare. Grado e numero progressivo di iscrizione al turno vengono annotati sul suo libretto di navigazione;

4) Visita medica preventiva d’imbarco:

Lo stesso giorno o l’indomani, il marittimo riceve una lettera o una e-mail dall’armatore (lo stesso che lo aveva sbarcato il giorno prima per fine contratto), tale missiva è efficace per sottoporsi a “visita medica preventiva d’imbarco” presso il locale Ufficio di Sanità Marittima (USMAF);

5) Le 24 ore da disoccupato:

A fine giornata il marittimo è iscritto al collocamento (quale disoccupato) ma è già in possesso di certificato medico di idoneità all’imbarco recante la compagnia, la nave e la data d’imbarco, cioè l’indomani, anche perchè si deve far finta di essere disoccupati per almeno 24 ore;

6) Una volta si chiamava “il gioco dell’oca”:

Il mattino successivo il marittimo viene convocato in Capitaneria di Porto dove riceve dall’armatore o dal suo rappresentante, il “buono d’Imbarco”, documento che il lavoratore utilizza presso l’Ufficio Collocamento della Gente di Mare per essere cancellato dal Turno Generale (nel quale si era inscritto la mattina precedente) … quindi si torna al punto 1) e ripete dalle 3 alle 4 volte la sequenza fino al raggiungimento del periodo massimo 11 mesi superati i quali la Compagnia decide in maniera arbitraria di collocare il marittimo in SOSTA ( periodo necessario per non far raggiungere mai al marittimo in questione il requisito atto ad ottenere il contratto a tempo indeterminato come disciplinato dall’ Art. 326 del Codice di Navigazione );

7) Se capiti nella sosta stai fermo un turno:

Il marittimo in SOSTA richiede la disoccupazione per 60 giorni o più … terminati i quali, richiamato in servizio, torna al punto 1) e ricomincia il giro.

Il Bando per il collegamento veloce nello Stretto di Messina.

Nel settembre del 2018, l’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli (M5S), alla scadenza del bando per il “collegamento veloce passeggeri da Messina a Reggio Calabria” appaltato alla società Liberty Lines, non ritenendo necessario avvalersi della prevista facoltà del MIT di prorogare tale appalto per ulteriori 12 mesi, affida in maniera diretta tale servizio a Rete Ferroviaria Italiana del Gruppo FS, tramite la sua controllata Bluferries, che già deteneva la tratta “Messina – Villa San Giovanni”.

Quella del MIT fu una scelta politica, voleva esprimere un cambiamento di indirizzo, una stretta nei confronti della privatizzazione e dell’affidamento facile in concessione di infrastrutture pubbliche strategiche dello Stato. Un mese prima era crollato il Ponte Morandi a Genova ed infuriavano le polemiche sulla gestione economica e le mancate manutenzioni a carico del concessionario della struttura, inoltre, proprio durante quell’estate del 2018, i vertici della compagnia di navigazione Liberty Lines erano rimasti coinvolti nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta “Mare Nostrum”.

Bandi su misura

Secondo l’accusa, l’armatore avrebbe ottenuto “bandi su misura” per i collegamenti tra la Sicilia e le isole minori potendo contare su finanziamenti regionali gonfiati rispetto alle esigenze reali. Insomma vicende giudiziarie intollerabili per l’appena insediato “Governo del Cambiamento” a trazione M5S-Lega che, per coerenza politica, non poteva rinnovare e finanziare con soldi pubblici, per altri 12 mesi, una compagnia di navigazione la Liberty Lines, indagata per corruzione e quindi la decisione di “nazionalizzare“ per intero la continuità territoriale veloce tra la Sicilia e la Calabria viene decisa in tempi strettissimi. Il 27 settembre 2018 viene emanato un comunicato stampa da parte del Ministero dei Trasporti in cui si ufficializza che : ”Dal 1 ottobre (2018) i collegamenti da Reggio Calabria a Messina saranno garantiti da R.F.I.”.

01 ottobre 2018 – Inizia il servizio di linea.

La Bluferries, che all’epoca disponeva soltanto di due mezzi veloci di proprietà, il Tindari Jet e Selinunte Jet, era impreparata per assolvere tale incarico. Due unità navali erano assolutamente insufficienti per espletare le previste corse giornaliere: 16 corse doppie da Messina su Villa San Giovanni e altrettante da Messina su Reggio Calabria. La soluzione di RFI sarà il noleggio a lungo termine, senza consultazione di mercato, di navi veloci di proprietà di compagnie private.

Nell’immediato (il 30 settembre 2018) arriverà infatti in porto a Messina il Princess Of Dubrovnik della “TARNAV” di Milazzo, seguirà due mesi dopo il Salerno Jet della “NAVIGAZIONE LIBERA del GOLFO” di Napoli e più tardi l’ Eurofast della “RIGHETTI NAVI” di Cesenatico. Quest’ultima compagnia di navigazione, nei momenti di maggior affluenza passeggeri o in sostituzione nel servizio delle altre navi in avaria noleggerà, in periodi intermedi, anche il Nautilus portando quindi da 2 a 6 il numero delle unità della flotta che ne frattempo, il 01 maggio 2019, era stata ceduta, assieme al personale afferente, con trasferimento del ramo d’azienda dalla Bluferries S.u.r.l. alla allora neo costituita società Blujet S.u.r.l.

La triplicazione della flotta aziendale e delle corse aveva inevitabilmente accresciuto il fabbisogno di personale marittimo, il più delle volte specializzato e certificato nella particolare conduzione dei mezzi veloci, portando da una ottantina di unità, quali erano i dipendenti iniziali, a più di 130. Qui la soluzione al problema è più semplice e già collaudata da decenni: “il sistema dei 78 giorni”. Un metodo studiato al fine di aggirare il CCNL di categoria e di evitare vincoli di stabilizzazione dei lavoratori marittimi, creando un esercito di precari obbligati a sottoscrivere una serie di contratti di lavoro a breve termine, di circa 78 giorni, per un periodo complessivo sempre inferiore ad un anno e successivamente “instradati verso la disoccupazione” a spese dell’INPS (leggasi collettività) per non meno di due mesi, prima di ricominciare nuovamente il “turno”.

Chi dovrebbe vigilare cosa fa?

E’ incredibile come la Capitaneria di Porto di Messina, nella fattispecie dell’Ufficio Collocamento Gente di Mare e l’Ufficio Armamento e Spedizioni, luoghi in cui avvengono tutti i controlli documentali e le formalità degli imbarchi/sbarchi dei lavoratori marittimi, non abbia mai fatto nulla per impedire il radicamento di tale descritto sistema che si pone in fraudem legis del Codice della Navigazione a discapito dei lavoratori marittimi e in netta contrapposizione con gli interessi economici dello Stato. Impossibile non notare i continui licenziamenti, iscrizioni al collocamento e assunzioni operati dalla stessa azienda sempre nei confronti degli stessi lavoratori.

Si sarebbe dovuta attivare un’inchiesta o quanto meno un intervento correttivo della competente Autorità Marittima, anche ai fini della sicurezza della navigazione, in quanto l’incalzante e continuo avvicendamento di equipaggio su una nave veloce (composto da 7 persone), rende deficitaria la catena di esercitazioni, prove e controlli periodici con gli impianti di bordo di questi mezzi previsti dal “Regolamento di Sicurezza” (DPR. 435/91) ed inefficace il compito del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (D.Lgs. 81/08) esponendo a rischio l’incolumità dei passeggeri e degli stessi lavoratori.

Stessa cosa dicasi per l’Ufficio di Sanità Marittima di Messina (USMAF) che alla pari della A.M. avrebbe dovuto insospettirsi nel sentirsi richiedere continuamente, sempre dalla medesima compagnia, di sottoporre a “visita medica preventiva ai fini dell’imbarco”, sempre gli stessi marittimi, 4/5 volte all’anno. Parliamo anche qui di centinaia di certificati medici in 5 anni, tutti a carico del Ministero della Salute, quando ne sarebbe bastato uno soltanto per ciascun marittimo, al momento del primo imbarco.

La Politica conosce questa problematica? La risposta è SI!

Tale connivenza è ben nota a tutte le parti sociali tanto da esserne discussa pure in Senato. Esattamente l’ 8 novembre 2018 i Senatori Anastasi, Lanzi, Paragone, Vaccaro e Croatti, indirizzano ai Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, un’interrogazione avente per oggetto la diffusa la pratica di rinnovi di contratti a tempo determinato per impiegati nel settore marittimo e compagnie navali, che pur nel rispetto dell’ Art. 326 (7) del Cod. di Navigazione, cela prestazioni lavorative continuate alle dipendenze dello stesso datore di lavoro, eludendo di fatto, l’applicazione delle norme specifiche. Seguiranno altri interpelli in Parlamento, tutti senza un esito significativo ( vedi articolo ).

Ma torniamo alla nostra storia.

Il 24 febbraio 2020 il TAR del Lazio respinge il ricorso di Liberty Lines contro l’affidamento diretto da parte del MIT all’azienda pubblica. Il vettore del servizio rimane saldamente nelle mani di RFI, tramite la sua controllata BluJet che opera ormai stabilmente da 16 mesi. Siamo in piena emergenza pandemica e nonostante il Decreto Legge n. 18 del 2020, contenente misure di sostegno economico a fronte dell’emergenza COVID-19, adotti il “blocco dei licenziamenti” la BluJet prosegue con l’abuso di stipula dei contratti a termine nei confronti dei suoi lavoratori finti-precari anche per i lavoratori aventi il diritto al contratto a tempo indeterminato.

Per i marittimi che vengono licenziati, anzi “sostati” durante il lockdown è un vero e proprio incubo. Nell’immediato rimangono senza assistenza sanitaria di base. A tal proposito chiarisce che i marittimi, durante il periodo d’imbarco, non hanno il medico di base ma sono affidati alla Sanità Marittima Locale che, una volta sbarcati, non può più assisterli in quanto privi dell’iscrizione al “turno particolare BluJet”. La legge dice infatti che: “i beneficiari dell’assistenza sono: i marittimi italiani, stranieri ed apolidi, che siano in attesa d’imbarco in territorio italiano purché risultino per contratto a disposizione dell’armatore”.

Per i marittimi del Turno Generale tale “continuità contrattuale” con l’armatore non è dimostrabile, anzi al contrario, “Il rapporto derivante dal contratto di arruolamento a tempo determinato si costituisce al momento dell’imbarco e si estingue al momento dello sbarco.” Quindi una corsa attraverso una Sicilia paralizzata dall’emergenza sanitaria alla ricerca tramite ASL di un qualunque medico di famiglia che accettasse nuovi pazienti, proprio nel periodo in cui più acuta è stata la sospensione delle attività presso gli ambulatori e/o studi medici.
Alcuni marittimi, evidentemente positivi al COVID dopo sbarco, la cui manifestazione del virus si è palesata dopo il periodo di incubazione, dovettero ricorrere pure alle vie legali per la mancata erogazione da parte dell’INPS dell’indennità di malattia.

A questo punto vi starete chiedendo: “… ma i Sindacati? “

I Sindacati, seppur bene informati di quanto sopra, non si interessano di tale scandaloso trattamento nei confronti dei lavoratori BluJet anzi, si occupano dei marittimi il cui lavoro è già assicurato e tutelato. In particolare, si concentrano quasi esclusivamente sul “Dumping Contrattuale” esistente tra i lavoratori già in CRL (continuità di rapporto lavorativo) o Tempo Indeterminato di BluJet rispetto a quelli della società di maggioranza RFI, rivendicando anche per loro l’applicazione del contratto di “attività ferroviaria”, economicamente molto più consistente e tutelante.

Seguiranno ben 11 scioperi e un paio di interrogazioni parlamentari ma della stabilizzazione dei “finti precari” che ormai superano il 60% delle unità lavorative e che collegano quotidianamente le due sponde dello Stretto niente di concreto, neanche una parola. La giustificazione più in voga circa la mancata di stabilizzazione del personale è quella che il servizio di linea Messina-Reggio potrebbe essere revocato da un momento all’altro.
Tale pretesto, oltre che inammissibile, è pure ingiustificato, dato che il Decreto-Legge n.104 del 14 agosto 2020 ( vedi articolo ) sembra porre una pietra tombale alla questione. In esso viene stabilito che il servizio di traghettamento veloce sulla tratta “Messina – Reggio Calabria” potrà essere effettuato definitivamente dal vettore pubblico attraverso l’impiego di mezzi navali di Blujet nell’ambito delle risorse previste dal contratto di programma tra lo Stato e la società del Gruppo Rete Ferroviaria Italiana Spa. I mezzi navali, sopratutto quelli a noleggio, più vecchi e malandati, sono il vero punto debole del servizio di traghettamento.

Ritardi, disservizi e pericolose avarie si registrano quotidianamente fino a sfociare nel clamoroso e circostanziato esposto Sindacale del 07 ottobre 2021, firmato dalle sigle FILT-CGIL e UILTRASPORTI avente per oggetto “gravi carenze sulla manutenzione, sicurezza di esercizio e di lavoro” che in particolare interessavano due unità, la Princess Of Dubrovnik e L’Eurofast ed indirizzato all’Ente Tecnico R.I.NA., al Dipartimento Strutturale di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, all’Autorità Portuale e alla Capitaneria di Porto di Messina che ne ordina il fermo tecnico salvo però sentire gli equipaggi titolari delle navi quali persone informate sui fatti. L’indagine non porterà a nulla, l’esposto verrà smentito, le unità risulteranno perfettamente a norma e idonee alla navigazione, tutto regolare, ma gli incidenti e i disservizi continueranno.

Nel frattempo Liberty Lines, superato lo stop del Tar del Lazio, ricorre prima al Consiglio di Stato e successivamente alla Corte di Giustizia Europea ottenendo da entrambe una favorevole sentenza che stabilisce come illegittimo l’affidamento diretto del servizio di traghettamento veloce deciso nel 2018 dal Ministero delle Infrastrutture sulla tratta “Messina – Reggio Calabria”. Il Consiglio di Stato sancisce definitivamente che TUTTI i servizi di traghettamento veloce effettuati tramite aliscafi e mezzi veloci, non potendo essere assimilati al trasporto ferroviario, devono soggiacere a logiche di libero mercato (e quindi devono essere assegnati tramite bando), mettendo altresì in discussione la legittimità dell’altra linea, la “Messina – Villa San Giovanni”, anch’essa effettuata da BluJet ai sensi dell’Art. 47 comma 11-bis del DL 50/2017(18) La Politica Nazionale e le Ferrovie dello Stato sono in notevole imbarazzo. Si cerca di salvare il salvabile, si mette tutto a tacere e si fa la pace con Liberty Lines.

Arrivano i Bandi! Evviva!

A dicembre del 2021 INVITALIA pubblica il primo bando per il trasporto via mare di passeggeri tra i porti di Messina e Reggio Calabria con mezzi veloci, l’importo è di 37.7mln di euro in 5 anni, partecipa solo Liberty Lines ma viene bocciata nei requisiti perché, chi ha redatto il capitolato tecnico allegato al bando, consapevole dei prevedibili rischi e disservizi causabili da un naviglio vetusto, richiedeva, pena l’esclusione, che i concorrenti alla gara garantissero il servizio con unità navali/aliscafi con una età massima di 20 anni. Bando annullato, tutto da rifare. Cambia anche l’A.D. di Blujet e Direttore della Navigazione RFI. Secondo la stampa locale si tratta di un “cambiamento” propiziato dalle continue denunce sindacali e cause di lavoro ricevute dal Gruppo Rete Ferroviaria Italiana nella sede di Messina ( vedi articolo )

Nel luglio 2022 INVITALIA pubblica un secondo bando di gara. Questa volta i requisiti sono più “morbidi” rispetto al precedente, se l’importo scende da 37.7 a 35.8mln di euro in 5 anni, c’è la possibilità di impiegare aliscafi vecchi di trent’anni (senza più il limite dei 20 anni come il bando precedente) risultato: bando deserto. Anche Liberty Lines, che nel frattempo aveva sollevato aspre polemiche e fatto ricorso al Tar per l’esclusione al precedente bando, “inspiegabilmente” non partecipa. L’enigma si risolverà con il terzo “morbidissimo” bando di gara, questa volta emanato direttamente dal Ministero dei Trasporti nel marzo del 2023 che offre, comprensivo delle eventuali premialità e proroghe, un importo pari a 38.7mln di euro per un periodo di 4 anni e con un naviglio impiegabile non più vecchio di 30 anni. Ora ci sono più soldi e per un periodo contrattuale inferiore (si passa da 5 a 4 anni), la vetustà tecnica anche, adesso si possono far navigare i vecchi aliscafi a scapito della eco-sostenibilità e sicurezza richiesta dai precedenti bandi. Liberty Lines, sempre unica partecipante alla gara, si aggiudica finalmente l’appalto chiedendo però tempo fino al 1 ottobre 2023 per organizzarsi. Rimane soltanto il problema di cosa fare degli oltre sessanta lavoratori marittimi che per 5 anni hanno espletato il servizio e ora considerati esubero ( vedi articolo).

A trovare la soluzione ci aveva già pensato il MIT che a pag. 19 della “Disciplinare di Gara” del Bando, inserisce per chi subentra l’obbligo, pena l’esclusione, di accettare la clausola sociale così come definita nell’apposito paragrafo 27 che recita: “Al fine di promuovere la stabilità occupazionale, in caso di subentro di un nuovo aggiudicatario, il personale […] alle dipendenze del gestore uscente e già assegnato in via prevalente all’esercizio della linea […] è trasferito senza soluzione di continuità all’impresa di navigazione subentrante nel rispetto degli artt. 323 e ss. del Codice.” A tal riguardo, viene pubblicato in allegato al bando, l’elenco del personale del gestore “cessante”. Quindi appare chiara la procedura per il cambio di appaltatore sulla linea, sembra tutto risolto, ma non è così.

Già durante il periodo tra il secondo e terzo bando ci si rende conto che la tanto sbandierata “clausola sociale” inserita nel bando, non sarebbe stata rispettata. Le preoccupazioni si concretizzeranno quando, l’On Maria Flavia Timbro che a mezzo stampa ( vedi articolo) dichiarerà di aver depositato interrogazione in riferimento al bando per la tratta “Messina – Reggio Calabria”, richiamante alla corretta applicazione della clausola sociale, porterà invece in Aula, all’attenzione del Ministro Orlando, la questione del divario esistente tra gli stipendi dei dipendenti RFI e quelli delle altre società consortili del gruppo e quindi problematiche attinenti solo per coloro i quali hanno il contratto di lavoro già assicurato.

Il triste epilogo.

Passano i mesi e nessuna comunicazione ufficiale ai lavoratori viene effettuata dalla Compagnia. Si continua con il solito metodo della successione ininterrotta di contratti a tempo determinato, solo che però diventano più brevi, 45/60 giorni di media. Centinaia di sbarchi, iscrizioni al collocamento, visite preventive d’imbarco, chiamate dirette dal turno generale e successivi imbarchi si susseguono sotto gli occhi distratti della Capitaneria di Porto a danno dei lavoratori marittimi oltre di quello erariale.

Le Organizzazioni Sindacali continuano a disinteressarsi del turno generale e firmano un “verbale di accordo” che concede vantaggi SOLO ai lavoratori in CRL o a tempo indeterminato: premio produzione, tutela welfare e il pagamento a carico dell’azienda di tutti i costosi addestramenti periodici per i marittimi. NIENTE per quelli a tempo determinato, ora definiti in verbale lavoratori stagionali (che però lavorano 11 mesi l’anno), se non un ridicolo euro in più a buono pasto. Con questo si raggiunge la vera e propria discriminazione sul lavoro, ma ancora il peggio doveva arrivare.

Nel luglio 2023, tramite avviso sindacale, il vertice della società rende noto che a partire dal 1° ottobre 2023 la consistenza numerica del personale complessiva, tra turno generale, turno particolare e CRL, sarebbe stata di 121 unità, senza nessun altro particolare riguardo ai nominativi dei lavoratori interessati ne informazioni sulla incombente clausola sociale, il tutto è rimandato alla riunione tra rappresentanti della Liberty Lines, della BluJet e delle OO.SS. che si dovrà tenere l’11 settembre 2023 dove attraverso una lista ufficiale del personale iscritto al turno generale, in ordine di anzianità, si sarebbe proceduto al piano delle stabilizzazioni.
Ma il 3 agosto 2023, avviene il colpo di scena: fuori da ogni accordo noto, vengono convocati presso la Camera di Commercio di Messina nove lavoratori “scelti” dal turno generale che alla presenza della dirigenza BluJet e di alcuni rappresentanti sindacali firmano la conciliazione e successivamente il contratto a tempo indeterminato.

Scoppia l’indignazione tra i lavoratori precari, ben sei dei nove convocati non sono tra i più anziani di servizio, tre sono iscritti al turno generale da poco più di un anno e uno, oltre l’anzianità di servizio, non ha neanche tutte le certificazioni idonee per l’imbarco sui mezzi veloci. La risposta della Compagnia ha del surreale: “sono stati stabilizzati a tempo indeterminato quei lavoratori che, indipendentemente dalla data di prima assunzione, hanno trascorso meno tempo in sosta”. Quindi, secondo questa logica irrazionale, i lavoratori marittimi precari, con più di 5/6 anni di anzianità di Compagnia, impiegati anche 11 mesi all’anno e a cui la Blujet ha imposto le soste dal lavoro al fine di non conseguire mai il contratto a tempo indeterminato, si sono visti scavalcare nella stabilizzazione da colleghi, con poco più di 12 mesi di servizio e che la Società non ha sbarcato mai.

Può l’aggiramento di una norma diventare requisito di meritocrazia?Ebbene si!

Il segretario generale della Filt-Cgil di Messina, Carmelo Garufi e il segretario nazionale del Sindacato ORSA, Mariano Massaro, spinti dall’indignazione dei lavoratori per tanto sottaciuto favoritismo, il giorno successivo, scrivono una PEC all’Ing. Marta in qualità di A.D. di BluJet denunciando quelle che definiscono “anomalie nel processo di stabilizzazione dei lavoratori” evidentemente avvenute fuori da ogni accordo e a loro insaputa. L’esito di tale missiva, ancora adesso, non è noto.
Quello che è certo e che tutti i rappresentanti delle OO.SS. a dimostrazione della loro coerenza ed imparzialità, giorno 11 settembre 2023, dimenticandosi della sopra citata PEC e di tutte le promesse di ottenere regole contrattuali certe per tutti, firmeranno, congiuntamente ai vertici della BluJet, l’ennesimo “verbale di accordo” che in un colpo solo confermerà l’assunzione dei nove “privilegiati” a tempo indeterminato e libererà, in maniera per lo meno “irrituale”, la Liberty Lines dall’oneroso vincolo della “clausola sociale” la cui mancata osservanza invece, portava all’esclusione dal bando. Di questo verbale esiste inspiegabilmente anche una seconda versione, quasi identica alla prima, “firmata” due giorni dopo, nella quale non appare più la sigla sindacale ORSA, unica organizzazione ad aver portato al tavolo della trattativa, seppur debolmente, la questione dell’assorbimento obbligatorio degli esuberi da parte dell’appaltatore subentrante.

Conclusioni:

  • il 01 Ottobre 2023 Liberty Lines ha iniziato il servizio di linea tra Messina e Reggio Calabria, quale aggiudicataria del bando, senza aver assorbito nessuno dei lavoratori in esubero in ordine alla clausola sociale obbligatoria prevista.
  • Blu Jet (Gruppo RFI) continua il servizio di linea tra Messina e Villa San Giovanni ai sensi dell’Art. 47 comma 11-bis del DL 50/2017, con dubbia assimilazione al trasporto ferroviario e senza aver stabilizzato nessuno dei lavoratori in esubero.
  • Di tale sostanziale deroga alla “clausola sociale” e del destino dei lavoratori a turno generale inseriti nella lista “Elenco Personale Cessante Allegato 22 del Bando”, a tutt’oggi, ne il MIT, ne i responsabili delle procedure di bando e ne le OO.SS. hanno emanato comunicazione ufficiale.

CONTATTACI

FILT-CGIL, ORSA Trasporti e la PEC che non ebbe mai risposta.

Spett.le Blu Jet S.r.l.
A.D. Ing. Giuseppe MARTA

Oggetto: anomalie nel processo di stabilizzazione dei lavoratori – richiesta di incontro

Il giorno 3 agosto 2023 l’Azienda ha effettuato la “stabilizzazione” a tempo indeterminato di 9 lavoratori del Turno Generale. Nel prendere atto positivamente del percorso virtuoso che andrebbe esteso a tutti i Lavoratori del Turno Generale impiegati in modo strutturale nel servizio, si denuncia che non tutti i marittimi appena stabilizzati sono fra i più anziani provenienti dal Turno Generale e tale anomalia ha, giocoforza, attivato il disappunto dei colleghi con più anni di servizio in Blu Jet che legittimamente ambivano al contratto a tempo indeterminato.
Sembrerebbe che per “sviste” d’ufficio i dipendenti in parola avrebbero effettuato un periodo di rapporto di lavoro continuativo, evitando il canonico sbarco a rotazione, maturando così il diritto alla “stabilizzazione” prima dei colleghi più anziani che attendevano pazientemente e correttamente il loro turno. Due dei nove lavoratori stabilizzati risultano essere fra i meno anziani del gruppo proveniente dal Turno Generale e ad oggi godono di un contratto a tempo indeterminato a dispetto dei colleghi ampiamente fidelizzati con l’Azienda che attendono da anni.

Non è nelle intenzioni delle scriventi OO.SS. innescare la polemica entrando nel merito delle “anomalie”
d’ufficio che hanno consentito imbarchi continuativi fino a far maturare ad alcuni il diritto anticipato alla
stabilizzazione… ma, fatta salva la buona fede, resta il fatto che molti lavoratori risultano penalizzati.
Alla luce dei fatti si ritiene necessario sanare la posizione dei lavoratori del Turno Generale che si sono visti
superare da colleghi meno anziani nel percorso verso la stabilizzazione, pertanto si chiede un urgente
incontro con la Direzione in indirizzo per l’individuazione congiunta degli aventi diritto ad ulteriori assunzioni a tempo indeterminato.

In attesa di riscontro l’occasione è gradita per porgerVi Cordiali Saluti.

Filt CGIL Carmelo Garufi

ORSA Trasporti Mariano Massaro