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Tag: Sindacati

Il Bando per il collegamento veloce nello Stretto di Messina.

Nel settembre del 2018, l’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli (M5S), alla scadenza del bando per il “collegamento veloce passeggeri da Messina a Reggio Calabria” appaltato alla società Liberty Lines, non ritenendo necessario avvalersi della prevista facoltà del MIT di prorogare tale appalto per ulteriori 12 mesi, affida in maniera diretta tale servizio a Rete Ferroviaria Italiana del Gruppo FS, tramite la sua controllata Bluferries, che già deteneva la tratta “Messina – Villa San Giovanni”.

Quella del MIT fu una scelta politica, voleva esprimere un cambiamento di indirizzo, una stretta nei confronti della privatizzazione e dell’affidamento facile in concessione di infrastrutture pubbliche strategiche dello Stato. Un mese prima era crollato il Ponte Morandi a Genova ed infuriavano le polemiche sulla gestione economica e le mancate manutenzioni a carico del concessionario della struttura, inoltre, proprio durante quell’estate del 2018, i vertici della compagnia di navigazione Liberty Lines erano rimasti coinvolti nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta “Mare Nostrum”.

Bandi su misura

Secondo l’accusa, l’armatore avrebbe ottenuto “bandi su misura” per i collegamenti tra la Sicilia e le isole minori potendo contare su finanziamenti regionali gonfiati rispetto alle esigenze reali. Insomma vicende giudiziarie intollerabili per l’appena insediato “Governo del Cambiamento” a trazione M5S-Lega che, per coerenza politica, non poteva rinnovare e finanziare con soldi pubblici, per altri 12 mesi, una compagnia di navigazione la Liberty Lines, indagata per corruzione e quindi la decisione di “nazionalizzare“ per intero la continuità territoriale veloce tra la Sicilia e la Calabria viene decisa in tempi strettissimi. Il 27 settembre 2018 viene emanato un comunicato stampa da parte del Ministero dei Trasporti in cui si ufficializza che : ”Dal 1 ottobre (2018) i collegamenti da Reggio Calabria a Messina saranno garantiti da R.F.I.”.

01 ottobre 2018 – Inizia il servizio di linea.

La Bluferries, che all’epoca disponeva soltanto di due mezzi veloci di proprietà, il Tindari Jet e Selinunte Jet, era impreparata per assolvere tale incarico. Due unità navali erano assolutamente insufficienti per espletare le previste corse giornaliere: 16 corse doppie da Messina su Villa San Giovanni e altrettante da Messina su Reggio Calabria. La soluzione di RFI sarà il noleggio a lungo termine, senza consultazione di mercato, di navi veloci di proprietà di compagnie private.

Nell’immediato (il 30 settembre 2018) arriverà infatti in porto a Messina il Princess Of Dubrovnik della “TARNAV” di Milazzo, seguirà due mesi dopo il Salerno Jet della “NAVIGAZIONE LIBERA del GOLFO” di Napoli e più tardi l’ Eurofast della “RIGHETTI NAVI” di Cesenatico. Quest’ultima compagnia di navigazione, nei momenti di maggior affluenza passeggeri o in sostituzione nel servizio delle altre navi in avaria noleggerà, in periodi intermedi, anche il Nautilus portando quindi da 2 a 6 il numero delle unità della flotta che ne frattempo, il 01 maggio 2019, era stata ceduta, assieme al personale afferente, con trasferimento del ramo d’azienda dalla Bluferries S.u.r.l. alla allora neo costituita società Blujet S.u.r.l.

La triplicazione della flotta aziendale e delle corse aveva inevitabilmente accresciuto il fabbisogno di personale marittimo, il più delle volte specializzato e certificato nella particolare conduzione dei mezzi veloci, portando da una ottantina di unità, quali erano i dipendenti iniziali, a più di 130. Qui la soluzione al problema è più semplice e già collaudata da decenni: “il sistema dei 78 giorni”. Un metodo studiato al fine di aggirare il CCNL di categoria e di evitare vincoli di stabilizzazione dei lavoratori marittimi, creando un esercito di precari obbligati a sottoscrivere una serie di contratti di lavoro a breve termine, di circa 78 giorni, per un periodo complessivo sempre inferiore ad un anno e successivamente “instradati verso la disoccupazione” a spese dell’INPS (leggasi collettività) per non meno di due mesi, prima di ricominciare nuovamente il “turno”.

Chi dovrebbe vigilare cosa fa?

E’ incredibile come la Capitaneria di Porto di Messina, nella fattispecie dell’Ufficio Collocamento Gente di Mare e l’Ufficio Armamento e Spedizioni, luoghi in cui avvengono tutti i controlli documentali e le formalità degli imbarchi/sbarchi dei lavoratori marittimi, non abbia mai fatto nulla per impedire il radicamento di tale descritto sistema che si pone in fraudem legis del Codice della Navigazione a discapito dei lavoratori marittimi e in netta contrapposizione con gli interessi economici dello Stato. Impossibile non notare i continui licenziamenti, iscrizioni al collocamento e assunzioni operati dalla stessa azienda sempre nei confronti degli stessi lavoratori.

Si sarebbe dovuta attivare un’inchiesta o quanto meno un intervento correttivo della competente Autorità Marittima, anche ai fini della sicurezza della navigazione, in quanto l’incalzante e continuo avvicendamento di equipaggio su una nave veloce (composto da 7 persone), rende deficitaria la catena di esercitazioni, prove e controlli periodici con gli impianti di bordo di questi mezzi previsti dal “Regolamento di Sicurezza” (DPR. 435/91) ed inefficace il compito del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (D.Lgs. 81/08) esponendo a rischio l’incolumità dei passeggeri e degli stessi lavoratori.

Stessa cosa dicasi per l’Ufficio di Sanità Marittima di Messina (USMAF) che alla pari della A.M. avrebbe dovuto insospettirsi nel sentirsi richiedere continuamente, sempre dalla medesima compagnia, di sottoporre a “visita medica preventiva ai fini dell’imbarco”, sempre gli stessi marittimi, 4/5 volte all’anno. Parliamo anche qui di centinaia di certificati medici in 5 anni, tutti a carico del Ministero della Salute, quando ne sarebbe bastato uno soltanto per ciascun marittimo, al momento del primo imbarco.

La Politica conosce questa problematica? La risposta è SI!

Tale connivenza è ben nota a tutte le parti sociali tanto da esserne discussa pure in Senato. Esattamente l’ 8 novembre 2018 i Senatori Anastasi, Lanzi, Paragone, Vaccaro e Croatti, indirizzano ai Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, un’interrogazione avente per oggetto la diffusa la pratica di rinnovi di contratti a tempo determinato per impiegati nel settore marittimo e compagnie navali, che pur nel rispetto dell’ Art. 326 (7) del Cod. di Navigazione, cela prestazioni lavorative continuate alle dipendenze dello stesso datore di lavoro, eludendo di fatto, l’applicazione delle norme specifiche. Seguiranno altri interpelli in Parlamento, tutti senza un esito significativo ( vedi articolo ).

Ma torniamo alla nostra storia.

Il 24 febbraio 2020 il TAR del Lazio respinge il ricorso di Liberty Lines contro l’affidamento diretto da parte del MIT all’azienda pubblica. Il vettore del servizio rimane saldamente nelle mani di RFI, tramite la sua controllata BluJet che opera ormai stabilmente da 16 mesi. Siamo in piena emergenza pandemica e nonostante il Decreto Legge n. 18 del 2020, contenente misure di sostegno economico a fronte dell’emergenza COVID-19, adotti il “blocco dei licenziamenti” la BluJet prosegue con l’abuso di stipula dei contratti a termine nei confronti dei suoi lavoratori finti-precari anche per i lavoratori aventi il diritto al contratto a tempo indeterminato.

Per i marittimi che vengono licenziati, anzi “sostati” durante il lockdown è un vero e proprio incubo. Nell’immediato rimangono senza assistenza sanitaria di base. A tal proposito chiarisce che i marittimi, durante il periodo d’imbarco, non hanno il medico di base ma sono affidati alla Sanità Marittima Locale che, una volta sbarcati, non può più assisterli in quanto privi dell’iscrizione al “turno particolare BluJet”. La legge dice infatti che: “i beneficiari dell’assistenza sono: i marittimi italiani, stranieri ed apolidi, che siano in attesa d’imbarco in territorio italiano purché risultino per contratto a disposizione dell’armatore”.

Per i marittimi del Turno Generale tale “continuità contrattuale” con l’armatore non è dimostrabile, anzi al contrario, “Il rapporto derivante dal contratto di arruolamento a tempo determinato si costituisce al momento dell’imbarco e si estingue al momento dello sbarco.” Quindi una corsa attraverso una Sicilia paralizzata dall’emergenza sanitaria alla ricerca tramite ASL di un qualunque medico di famiglia che accettasse nuovi pazienti, proprio nel periodo in cui più acuta è stata la sospensione delle attività presso gli ambulatori e/o studi medici.
Alcuni marittimi, evidentemente positivi al COVID dopo sbarco, la cui manifestazione del virus si è palesata dopo il periodo di incubazione, dovettero ricorrere pure alle vie legali per la mancata erogazione da parte dell’INPS dell’indennità di malattia.

A questo punto vi starete chiedendo: “… ma i Sindacati? “

I Sindacati, seppur bene informati di quanto sopra, non si interessano di tale scandaloso trattamento nei confronti dei lavoratori BluJet anzi, si occupano dei marittimi il cui lavoro è già assicurato e tutelato. In particolare, si concentrano quasi esclusivamente sul “Dumping Contrattuale” esistente tra i lavoratori già in CRL (continuità di rapporto lavorativo) o Tempo Indeterminato di BluJet rispetto a quelli della società di maggioranza RFI, rivendicando anche per loro l’applicazione del contratto di “attività ferroviaria”, economicamente molto più consistente e tutelante.

Seguiranno ben 11 scioperi e un paio di interrogazioni parlamentari ma della stabilizzazione dei “finti precari” che ormai superano il 60% delle unità lavorative e che collegano quotidianamente le due sponde dello Stretto niente di concreto, neanche una parola. La giustificazione più in voga circa la mancata di stabilizzazione del personale è quella che il servizio di linea Messina-Reggio potrebbe essere revocato da un momento all’altro.
Tale pretesto, oltre che inammissibile, è pure ingiustificato, dato che il Decreto-Legge n.104 del 14 agosto 2020 ( vedi articolo ) sembra porre una pietra tombale alla questione. In esso viene stabilito che il servizio di traghettamento veloce sulla tratta “Messina – Reggio Calabria” potrà essere effettuato definitivamente dal vettore pubblico attraverso l’impiego di mezzi navali di Blujet nell’ambito delle risorse previste dal contratto di programma tra lo Stato e la società del Gruppo Rete Ferroviaria Italiana Spa. I mezzi navali, sopratutto quelli a noleggio, più vecchi e malandati, sono il vero punto debole del servizio di traghettamento.

Ritardi, disservizi e pericolose avarie si registrano quotidianamente fino a sfociare nel clamoroso e circostanziato esposto Sindacale del 07 ottobre 2021, firmato dalle sigle FILT-CGIL e UILTRASPORTI avente per oggetto “gravi carenze sulla manutenzione, sicurezza di esercizio e di lavoro” che in particolare interessavano due unità, la Princess Of Dubrovnik e L’Eurofast ed indirizzato all’Ente Tecnico R.I.NA., al Dipartimento Strutturale di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, all’Autorità Portuale e alla Capitaneria di Porto di Messina che ne ordina il fermo tecnico salvo però sentire gli equipaggi titolari delle navi quali persone informate sui fatti. L’indagine non porterà a nulla, l’esposto verrà smentito, le unità risulteranno perfettamente a norma e idonee alla navigazione, tutto regolare, ma gli incidenti e i disservizi continueranno.

Nel frattempo Liberty Lines, superato lo stop del Tar del Lazio, ricorre prima al Consiglio di Stato e successivamente alla Corte di Giustizia Europea ottenendo da entrambe una favorevole sentenza che stabilisce come illegittimo l’affidamento diretto del servizio di traghettamento veloce deciso nel 2018 dal Ministero delle Infrastrutture sulla tratta “Messina – Reggio Calabria”. Il Consiglio di Stato sancisce definitivamente che TUTTI i servizi di traghettamento veloce effettuati tramite aliscafi e mezzi veloci, non potendo essere assimilati al trasporto ferroviario, devono soggiacere a logiche di libero mercato (e quindi devono essere assegnati tramite bando), mettendo altresì in discussione la legittimità dell’altra linea, la “Messina – Villa San Giovanni”, anch’essa effettuata da BluJet ai sensi dell’Art. 47 comma 11-bis del DL 50/2017(18) La Politica Nazionale e le Ferrovie dello Stato sono in notevole imbarazzo. Si cerca di salvare il salvabile, si mette tutto a tacere e si fa la pace con Liberty Lines.

Arrivano i Bandi! Evviva!

A dicembre del 2021 INVITALIA pubblica il primo bando per il trasporto via mare di passeggeri tra i porti di Messina e Reggio Calabria con mezzi veloci, l’importo è di 37.7mln di euro in 5 anni, partecipa solo Liberty Lines ma viene bocciata nei requisiti perché, chi ha redatto il capitolato tecnico allegato al bando, consapevole dei prevedibili rischi e disservizi causabili da un naviglio vetusto, richiedeva, pena l’esclusione, che i concorrenti alla gara garantissero il servizio con unità navali/aliscafi con una età massima di 20 anni. Bando annullato, tutto da rifare. Cambia anche l’A.D. di Blujet e Direttore della Navigazione RFI. Secondo la stampa locale si tratta di un “cambiamento” propiziato dalle continue denunce sindacali e cause di lavoro ricevute dal Gruppo Rete Ferroviaria Italiana nella sede di Messina ( vedi articolo )

Nel luglio 2022 INVITALIA pubblica un secondo bando di gara. Questa volta i requisiti sono più “morbidi” rispetto al precedente, se l’importo scende da 37.7 a 35.8mln di euro in 5 anni, c’è la possibilità di impiegare aliscafi vecchi di trent’anni (senza più il limite dei 20 anni come il bando precedente) risultato: bando deserto. Anche Liberty Lines, che nel frattempo aveva sollevato aspre polemiche e fatto ricorso al Tar per l’esclusione al precedente bando, “inspiegabilmente” non partecipa. L’enigma si risolverà con il terzo “morbidissimo” bando di gara, questa volta emanato direttamente dal Ministero dei Trasporti nel marzo del 2023 che offre, comprensivo delle eventuali premialità e proroghe, un importo pari a 38.7mln di euro per un periodo di 4 anni e con un naviglio impiegabile non più vecchio di 30 anni. Ora ci sono più soldi e per un periodo contrattuale inferiore (si passa da 5 a 4 anni), la vetustà tecnica anche, adesso si possono far navigare i vecchi aliscafi a scapito della eco-sostenibilità e sicurezza richiesta dai precedenti bandi. Liberty Lines, sempre unica partecipante alla gara, si aggiudica finalmente l’appalto chiedendo però tempo fino al 1 ottobre 2023 per organizzarsi. Rimane soltanto il problema di cosa fare degli oltre sessanta lavoratori marittimi che per 5 anni hanno espletato il servizio e ora considerati esubero ( vedi articolo).

A trovare la soluzione ci aveva già pensato il MIT che a pag. 19 della “Disciplinare di Gara” del Bando, inserisce per chi subentra l’obbligo, pena l’esclusione, di accettare la clausola sociale così come definita nell’apposito paragrafo 27 che recita: “Al fine di promuovere la stabilità occupazionale, in caso di subentro di un nuovo aggiudicatario, il personale […] alle dipendenze del gestore uscente e già assegnato in via prevalente all’esercizio della linea […] è trasferito senza soluzione di continuità all’impresa di navigazione subentrante nel rispetto degli artt. 323 e ss. del Codice.” A tal riguardo, viene pubblicato in allegato al bando, l’elenco del personale del gestore “cessante”. Quindi appare chiara la procedura per il cambio di appaltatore sulla linea, sembra tutto risolto, ma non è così.

Già durante il periodo tra il secondo e terzo bando ci si rende conto che la tanto sbandierata “clausola sociale” inserita nel bando, non sarebbe stata rispettata. Le preoccupazioni si concretizzeranno quando, l’On Maria Flavia Timbro che a mezzo stampa ( vedi articolo) dichiarerà di aver depositato interrogazione in riferimento al bando per la tratta “Messina – Reggio Calabria”, richiamante alla corretta applicazione della clausola sociale, porterà invece in Aula, all’attenzione del Ministro Orlando, la questione del divario esistente tra gli stipendi dei dipendenti RFI e quelli delle altre società consortili del gruppo e quindi problematiche attinenti solo per coloro i quali hanno il contratto di lavoro già assicurato.

Il triste epilogo.

Passano i mesi e nessuna comunicazione ufficiale ai lavoratori viene effettuata dalla Compagnia. Si continua con il solito metodo della successione ininterrotta di contratti a tempo determinato, solo che però diventano più brevi, 45/60 giorni di media. Centinaia di sbarchi, iscrizioni al collocamento, visite preventive d’imbarco, chiamate dirette dal turno generale e successivi imbarchi si susseguono sotto gli occhi distratti della Capitaneria di Porto a danno dei lavoratori marittimi oltre di quello erariale.

Le Organizzazioni Sindacali continuano a disinteressarsi del turno generale e firmano un “verbale di accordo” che concede vantaggi SOLO ai lavoratori in CRL o a tempo indeterminato: premio produzione, tutela welfare e il pagamento a carico dell’azienda di tutti i costosi addestramenti periodici per i marittimi. NIENTE per quelli a tempo determinato, ora definiti in verbale lavoratori stagionali (che però lavorano 11 mesi l’anno), se non un ridicolo euro in più a buono pasto. Con questo si raggiunge la vera e propria discriminazione sul lavoro, ma ancora il peggio doveva arrivare.

Nel luglio 2023, tramite avviso sindacale, il vertice della società rende noto che a partire dal 1° ottobre 2023 la consistenza numerica del personale complessiva, tra turno generale, turno particolare e CRL, sarebbe stata di 121 unità, senza nessun altro particolare riguardo ai nominativi dei lavoratori interessati ne informazioni sulla incombente clausola sociale, il tutto è rimandato alla riunione tra rappresentanti della Liberty Lines, della BluJet e delle OO.SS. che si dovrà tenere l’11 settembre 2023 dove attraverso una lista ufficiale del personale iscritto al turno generale, in ordine di anzianità, si sarebbe proceduto al piano delle stabilizzazioni.
Ma il 3 agosto 2023, avviene il colpo di scena: fuori da ogni accordo noto, vengono convocati presso la Camera di Commercio di Messina nove lavoratori “scelti” dal turno generale che alla presenza della dirigenza BluJet e di alcuni rappresentanti sindacali firmano la conciliazione e successivamente il contratto a tempo indeterminato.

Scoppia l’indignazione tra i lavoratori precari, ben sei dei nove convocati non sono tra i più anziani di servizio, tre sono iscritti al turno generale da poco più di un anno e uno, oltre l’anzianità di servizio, non ha neanche tutte le certificazioni idonee per l’imbarco sui mezzi veloci. La risposta della Compagnia ha del surreale: “sono stati stabilizzati a tempo indeterminato quei lavoratori che, indipendentemente dalla data di prima assunzione, hanno trascorso meno tempo in sosta”. Quindi, secondo questa logica irrazionale, i lavoratori marittimi precari, con più di 5/6 anni di anzianità di Compagnia, impiegati anche 11 mesi all’anno e a cui la Blujet ha imposto le soste dal lavoro al fine di non conseguire mai il contratto a tempo indeterminato, si sono visti scavalcare nella stabilizzazione da colleghi, con poco più di 12 mesi di servizio e che la Società non ha sbarcato mai.

Può l’aggiramento di una norma diventare requisito di meritocrazia?Ebbene si!

Il segretario generale della Filt-Cgil di Messina, Carmelo Garufi e il segretario nazionale del Sindacato ORSA, Mariano Massaro, spinti dall’indignazione dei lavoratori per tanto sottaciuto favoritismo, il giorno successivo, scrivono una PEC all’Ing. Marta in qualità di A.D. di BluJet denunciando quelle che definiscono “anomalie nel processo di stabilizzazione dei lavoratori” evidentemente avvenute fuori da ogni accordo e a loro insaputa. L’esito di tale missiva, ancora adesso, non è noto.
Quello che è certo e che tutti i rappresentanti delle OO.SS. a dimostrazione della loro coerenza ed imparzialità, giorno 11 settembre 2023, dimenticandosi della sopra citata PEC e di tutte le promesse di ottenere regole contrattuali certe per tutti, firmeranno, congiuntamente ai vertici della BluJet, l’ennesimo “verbale di accordo” che in un colpo solo confermerà l’assunzione dei nove “privilegiati” a tempo indeterminato e libererà, in maniera per lo meno “irrituale”, la Liberty Lines dall’oneroso vincolo della “clausola sociale” la cui mancata osservanza invece, portava all’esclusione dal bando. Di questo verbale esiste inspiegabilmente anche una seconda versione, quasi identica alla prima, “firmata” due giorni dopo, nella quale non appare più la sigla sindacale ORSA, unica organizzazione ad aver portato al tavolo della trattativa, seppur debolmente, la questione dell’assorbimento obbligatorio degli esuberi da parte dell’appaltatore subentrante.

Conclusioni:

  • il 01 Ottobre 2023 Liberty Lines ha iniziato il servizio di linea tra Messina e Reggio Calabria, quale aggiudicataria del bando, senza aver assorbito nessuno dei lavoratori in esubero in ordine alla clausola sociale obbligatoria prevista.
  • Blu Jet (Gruppo RFI) continua il servizio di linea tra Messina e Villa San Giovanni ai sensi dell’Art. 47 comma 11-bis del DL 50/2017, con dubbia assimilazione al trasporto ferroviario e senza aver stabilizzato nessuno dei lavoratori in esubero.
  • Di tale sostanziale deroga alla “clausola sociale” e del destino dei lavoratori a turno generale inseriti nella lista “Elenco Personale Cessante Allegato 22 del Bando”, a tutt’oggi, ne il MIT, ne i responsabili delle procedure di bando e ne le OO.SS. hanno emanato comunicazione ufficiale.

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